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Luca De Biase & Andreas Scheleicher

15 Aprile 2024
Andreas Schleicher, Director for education and skills, Organisation for Economic Co-operation and Development in Paris

Il programma PISA di valutazione dei risultati dei sistemi educativi nel mondo è ormai un riconosciuto punto di riferimento per gli insegnanti, le famiglie e, soprattutto, i governi che sono davvero interessati a migliorare la qualità dell’esperienza formativa per i giovani. L’Ocse è riuscita a conquistare un grande successo a partire dal lavoro statistico e interpretativo impostato da Andreas Schleicher, matematico e studioso di sistemi educativi, che ha costruito indicatori e sistemi di indagine dedicati fondamentalmente alla competenza nella lettura e nella matematica e alla conoscenza della scienza. In precedenza, gli economisti e i ricercatori che indagano sulla società valutavano il contributo dell’educazione limitandosi a tener conto degli anni di studio. Con il PISA hanno a disposizione informazioni in presa diretta sulle competenze dei giovani in tutto il mondo, basate su esami diretti di migliaia di quindicenni in ogni paese. E in questo modo si sono potute valutare le diverse politiche dell’istruzione, le strategie e gli approcci educativi, il valore degli investimenti in materia.

In più di vent’anni di rilevazioni, i risultati sono particolarmente importanti per valutare i paesi che si trovano molto indietro nella qualità dei sistemi educativi, quelli che hanno performance eccellenti e gli altri che si muovono nella media. E mostrano un peggioramento globale dei risultati di apprendimento a partire dagli anni intorno al 2012.

Le ricerche per comprendere le ragioni di questo fenomeno sono in corso. E non manca chi sostenga che questo è correlato con la diffusione di sistemi di socializzazione digitali che competono con l’attenzione da dedicare ai libri e allo studio. La questione è ovviamente aperta, ma il problema non si può affrontare se non cercando di allargare il tiro dell’indagine, per considerare l’insieme delle esperienze educative dei ragazzi e la qualità della loro vita. Sicché Andreas Schleicher studia con i suoi collaboratori strategie che possano andare nella direzione di allargare la conoscenza che l’Ocse può mettere a disposizione degli studiosi in questa materia tanto strategica.
Luca De Biase
Nell’ultimo rapporto, avete spiegato come PISA adesso consideri anche il benessere a scuola per valutare la performance degli studenti e dei sistemi educativi. Perché?


Andreas Scheleicher
Se si cerca di immaginare che cosa renda gli studenti capaci di vivere con successo nel mondo attuale, che cosa li rende capaci di essere indipendenti e autonomi, che cosa li facilita nella convivenza con persone di culture diverse, che cosa li mette in condizione di comprendere come rispettare l’ambiente, si arriva presto a comprendere che le risposte non vengono soltanto dalle abilità cognitive. Sono molto importanti anche le competenze sociali ed emotive. E così da qualche anno lavoriamo per rendere visibili quelle dimensioni: se non sono visibili, non si possono neppure migliorare.


Luca De Biase
Come avete impostato questa ricerca?


Andreas Scheleicher
Il principio è che il benessere non è soltanto una questione individuale. È una dimensione collettiva. Come l’agentività [human agency]: la capacità di mobilitare le risorse cognitive, sociali, emotive per fare accadere le cose, intervenendo sulla realtà. Non è un carattere soltanto individuale ma avviene sviluppando la capacità di esercitare una co-agentività, per lavorare con altre persone che possono essere diverse, sviluppando un’agentività collettiva, che richiede la comprensione del fatto che l’insieme è più grande delle parti.


Luca De Biase
Nel vostro rapporto si legge che per la prima volta PISA ha aggregato tutti i dati in un singolo spazio, l’Happy Life Dashboard che considera indicatori della qualità di vita degli studenti: non solo i risultati accademici, ma anche l’autonomia, l’impegno, il benessere materiale e culturale, l’apertura alla diversità, il benessere psicologico, la resilienza, la qualità delle relazioni sociali, l’equilibrio tra studio e resto della vita. Quali sono i risultati?


Andreas Scheleicher
I risultati sono diversificati. Per esempio, in alcuni dei luoghi che presentano le migliori performance in matematica, come come Singapore, Macao, Taipei, gli studenti mostrano anche scarsi risultati in attività extracurriculari come gli sport e si dimostrano piuttosto preoccupati, perché temono di fallire. Al contrario, paesi nei quali gli studenti mostrano peggiori risultati in matematica e lettura, come la Spagna e il Peru, sono anche caratterizzati da giovani meno ansiosi e più interessati a praticare lo sport. Ma non ci sono soltanto questi trade off più evidenti. La maggior parte dei paesi dimostrano condizioni complesse che possono interessare molto i policy maker.


Luca De Biase
Forse vi aspettate che avendo messo insieme questi indicatori, l’OCSE possa aiutare chi decide a guardare alle dinamiche della crescita del benessere con uno sguardo più ampio…


Andreas Scheleicher
E ce n’è bisogno. Se per esempio si parla con le aziende, di questi tempi, si scopre che chi cerca persone da assumere non vuole soltanto specialisti. Soprattutto hanno bisogno di persone che sappiano prendersi la responsabilità di ciò che fanno e di lavorare in squadra, che sappiano coltivare le proprie motivazioni e non soltanto aspettare istruzioni. Del resto, l’economia della conoscenza richiede insieme specializzazione e interdisciplinarietà.


Luca De Biase
Quindi ci vuole collaborazione, gioco di squadra, visione strategica… E tutto questo è nella mente ma anche nel corpo. Quindi possiamo dire che attività fisica ed esercizio fisico sono destinati a diventare sempre più importanti nella costruzione di persone adatte alla vita contemporanea?


Andreas Scheleicher
Beh, in fondo, tutto è nella mente. La capacità di andare in bicicletta è nella mente. Ma questa capacità si apprende attraverso un’esperienza fisica. E tutto questo non vale solo per la bicicletta, ma per molte altre abilità. Nei bambini piccoli è particolarmente evidente, ma è assolutamente importante per tutti: si apprende più velocemente e profondamente se sono coinvolte le mani e il corpo. È una realtà che spesso si dimentica. Ma il benessere è spesso l’integrazione delle dimensioni cognitive e fisiche.


Luca De Biase
Che ruolo ha il digitale?


Andreas Scheleicher
Dovremmo temere l’intelligenza artificiale se ci rende più simili a computer. Se aumenta l’attività cognitiva e riduce quella fisica. Se lasciamo al computer troppe competenze e riduciamo le nostre capacità di relazione fisica con il mondo, certamente perdiamo capacità di stare al mondo, abbiamo meno equilibrio emotivo, abbiamo una visione meno olistica di noi stessi. La tecnologia in realtà è un grande amplificatore: accresce le buone idee e quelle meno buone. Dobbiamo imparare a usare quelle tecnologie meglio. Dobbiamo disegnare migliori sistemi educativi, innovando anche nell’uso delle tecnologie.


Luca De Biase
Ci sono luoghi del mondo nel quale l’equilibrio tra esperienze cognitive e fisiche nell’educazione è meglio praticato?


Andreas Scheleicher
L’Estonia, la Svizzera, mostrano sistemi educativi che riescono sia nelle abilità cognitive che nello sport. E il loro vantaggio a quanto pare è nella loro capacità di definire bene il tempo che gli studenti dedicano all’apprendimento e quello che lasciano ad altre attività.


Luca De Biase
Come lo sport…


Andreas Scheleicher
Lo sport non è una disciplina che serve soltanto a diventare più atletici. È una grande opportunità per prendersi la responsabilità di sé stessi, per il proprio corpo, per altre persone. Per sviluppare coraggio, leadership, empatia. Sono convinto che dobbiamo guardare all’apprendimento in un modo molto più ampio di quanto abbiamo fatto finora. Di certo, non esiste alcuna evidenza del fatto che se ci si dedica a fondo alla matematica si deve essere peggiori nello sport. In realtà, è piuttosto chiaro che invece si possono costruire sistemi educativi che favoriscano una crescita equilibrata delle persone. Pensare al benessere consente di alimentare questo tipo di obiettivo più ampio e articolato. Più umano.


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